27 milioni. Ventisette milioni di mani di poker. Una cifra che, difficilmente, qualsiasi giocatore al mondo riuscirà mai a collezionare.
Ma vederle, no. Vederle è possibile. Ci è riuscito, aiutato anche dal software PokerTracker, tale Kyle Siler, brillante laureato alla Cornell University – nella ridente Ithaca, contea di New York – dove ora fanno esattamente meno 4 gradi.
Il che può dire molto su cosa abbia portato il giovane Kyle a rinchiudersi in casa per questo tour de force.
Nel suo studio, insomma, Kyle ha analizzato con pokertracker 27 milioni di mani di Texas hold’em giocate online per arrivare ad una conclusione davvero interessante: più mani vinci, più soldi perdi. Soprattutto se sei un giocatore poco esperto.
Il paradosso del vincitore: sembrerebbe assurdo, eppure lo studio parla chiaro e si basa su statistiche reali.
Le cose stanno così: se, durante una partita, un giocatore (soprattutto se novizio) si ritrova a vincere molti piatti di seguito, sbloccherà il suo senso del rischio perché, psicologicamente, si sentirà più forte. Quindi altererà il suo “senso del rischio”, e sarà portato a puntare di più, più spesso e con più “spensieratezza”. Quindi il patatrac.
Insomma: vinci qualcosina, ti senti giustificato a premere sull’acceleratore e prima o poi perdi. E, a conti fatti, quello che hai perso sarà più di quello che hai vinto, la bilancia penderà sul rosso. Tutto torna.
Un’atra interessante tendenza osservata da Kyle è l’approccio psicologico per cui i giocatori tendono a gestire meglio delle carte non ottime - come delle coppie basse 22, 33, 44… – piuttosto che delle carte medio-alte – ad esempio JJ, QQ, ecc.. Nel primo caso i giocatori agiscono in maniera più cautelativa, senza investire in maniera sproporzionata in quelle mani, perdendo di conseguenza meno.
Effettivamente è difficile foldare un KK servito, magari quando a terra ci sono dei progetti di colore, o di scala, o un asso. Si tende a lanciarsi. E spesso a perdere. La differenza tra i bravi giocatori e i principianti è proprio questa: quelli bravi mantengono la concentrazione necessaria per capire con lucidità quando fermarsi.
Sembra che Kyle abbia proprio ragione: per molti giocatori, l’avversario più difficile è se stesso.
(Nella foto: Tony Montana dopo aver letto l’articolo di Kyle).
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