Dopo il black friday che ha ‘spento’ i tre principali siti di poker online negli Stati Uniti, i casinò terrestri vogliono passare alla cassa di un settore che vale miliardi di dollari. In particolare, sperano in una regolamentazione del fenomeno che lo legalizzi e che attribuisca loro un ruolo da protagonisti, potendo dunque offrire anche online quei giochi di cui già dispongono in maniera ‘terrestre’. Sottolineano inoltre che dopo cinque anni di divieto a livello federale (con l’entrata in vigore della Uigea) regolamentare il settore è quanto mai opportuno anche per i governo, che potrebbero guadagnare milioni di dollari in entrate fiscali.
Così si sono espressi sia il magnate di casinò Steve Wynn che il suo omologo in casa Caesars Entertainment, Gary Loveman. Gli stessi ritengono improbabile che a PokerStars, Full Tilt Poker e Absolute Poker sarà permesso di rientrare nel mercato statunitense, mentre i loro dirigenti affrontano accuse di frode bancaria, riciclaggio di denaro e gestione illegale di gioco d’azzardo.
“Il nostro settore si deve modernizzare in maniera tale da poter offrire i propri servizi anche online e non solo in strutture terrestri, così da avvicinare fette di mercato anche più giovani”, ha dichiarato all’Associated Press Loveman.
“Non è una sorpresa per nessuno che la politica, sinora, si è espressa in maniera oscura e arcana”, aggiunge l’amministratore delegato della Wynn Resorts Ltd, Steve Wynn. La società, come noto, aveva stretto un’alleanza con PokerStars per offrire poker con soldi veri online una volta che le leggi federali in materia fossero cambiate. “Stiamo cercando di comprendere quella pubblica, così da poterne avere una nostra a livello aziendale”.
Continua a leggere su agicops…