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2011      ago 19

teampro-thumb.JPGNei due articoli precedenti abbiamo appreso delle tecniche che ci aiuteranno a stimare il range di mani dei nostri avversari e, di conseguenza, la nostra equity. La terza e ultima parte della fase REM, illustrata nel libro No Limit Hold’Em Professional di Ed Miller, Sunny Metha e Matt Flynn, consiste nella massimizzazione del piatto: “Massimizzare vuol dire scegliere quell’azione, o quella sequenza di azioni, che, a lungo andare, garantiscono il più alto guadagno possibile”. Esistono quattro opzioni durante una partita di poker: check, bet, raise e fold. Usandole correttamente, possiamo trarre il maggior profitto possibile dal piatto.

CHECK – Checkare può essere uno strumento molto utile se utilizzato in modo corretto. Esistono fondamentalmente due tipi di check: quello in posizione, e quello fuori posizione. Quando ci troviamo IP, e quindi siamo gli ultimi a parlare durante il giro di puntate, il nostro sarà un “check behind”, ovvero checkiamo dietro. Questo significa che la nostra azione annulla il giro di puntate, girando quindi una “free card” oppure portandoci direttamente allo showdown nel caso stessimo checkando dietro al river.
Una situazione dove vorremmo vedere una carta gratis potrebbe essere quella in cui ci troviamo con un gutshot, e non riteniamo di avere sufficiente fold equity per mandare via dal piatto l’avversario: checkando dietro potremmo centrare uno dei nostri out.
Nel caso in cui, invece, ci troviamo OOP, e siamo quindi i primi a parlare, il nostro check non può assicurarci che non vi saranno puntate durante il giro, in quanto uno dei nostri avversari potrebbe optare per una bet. Tuttavia, può assicurarci, almeno in HU, di tenere il piatto basso, evitando quindi di subire un rilancio: l’esempio riportato nel libro vede Hero, forte di una top pair con weak kicker, affrontare un avversario LAG: sapendo che il nostro avversario punterebbe anche con mani peggiori della nostra, potremmo preferire il check, funzionale al pot control. Nel caso scegliessimo di puntare in uno spot del genere, dobbiamo mettere in conto di poter subire un rilancio che, ingrandendo il piatto, potrebbe metterci di fronte ad una decisione difficile.

BET E RAISE – Esistono tre diversi motivi per puntare o rilanciare: prendere valore inducendo Oppo a mettere soldi nel piatto, fargli passare la propria mano oppure acquisire informazioni.

VALUE BET – Quando una puntata è effettuata per valore, essa è definita Value Bet. Puntare per valore significa cercare di estrarre il massimo profitto dalla giocata. In questo caso, ovviamente, supponiamo di avere la mano migliore.
L’esempio riportato nel libro vede Hero con [Kh][Qh] quando al river il board si presenta così:

[Kc][Qs][2s][Kd][9s]. Siamo nuts e parliamo per primi. Il piatto è di 100$ e abbiamo ancora 500$ ciascuno.

Per prima cosa dobbiamo stimare il range dell’avversario: egli potrebbe avere un full, un colore, una scala, un trips, o una doppia. Il range attribuito dipende anche dalla history che abbiamo sull’avversario, specialmente da come ha giocato la mano fino a questo punto.
Il nostro obiettivo non è semplicemente puntare la massima cifra che Oppo sarebbe disposto a chiamare, ma dobbiamo tenere anche conto della probabilità che lui chiami tale cifra: il nostro obiettivo è puntare la cifra che ci garantisce, in media, il profitto massimo.
Nell’esempio che segue, per semplicità, escludiamo i soldi che sono già nel piatto (in quanto sono già nostri) concentrandoci su quanto ancora l’avversario sarebbe disposto a pagare. Restando sull’esempio proposto dal libro, se noi stimassimo che, puntando metà piatto (50$), il nostro avversario chiamerebbe 8 volte su 10, allora il nostro profitto nel lungo termine sarebbe di 40$, cioè (50/10)*8. Nel caso in cui, invece, andassimo all-in per 500$, guadagneremmo 600$ (i 500$ dell’avversario più i 100$ che sono già nel piatto) tutte le volte che il nostro avversario ci chiama. Ma quante volte riceviamo un call? Idealmente, per preferire l’all-in alla puntata di metà piatto, basterebbe che il nostro avversario metta i resti solamente l’8% delle volte, garantendoci così un profitto, nel lungo termine, equivalente alla puntata di metà piatto: 500$ pagati l’8% delle volte equivalgono a 40$. Basterebbe, quindi, che Oppo chiamasse una volta su dieci per rendere questa giocata più profittevole di quella proposta in precedenza. Attenzione però: queste sono giocate ad alta varianza, ovvero nove volte su dieci non vedremo soldi, e molti giocatori proprio per questo motivo non preferiscono questo tipo di giocate. Tuttavia, la giocata ideale dipende strettamente dalla stima della probabilità di venire chiamati, e da quanti soldi sarebbe disposto a chiamare.

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IL BLUFF – Quando abbiamo stabilito che non abbiamo la mano migliore, e vogliamo comunque vincere il piatto, decidiamo di puntare per far passare la mano al nostro avversario, ovvero bluffiamo.

Il primo accorgimento da tenere in questo caso è di assumere il minor rischio possibile per portare a termine la giocata: dobbiamo quindi puntare abbastanza da indurre al fold, né più, né meno. Se puntiamo più del necessario, quei soldi sono perdite superflue quando il bluff fallisce.

Il bluff dipende dalla folding equity, in altre parole la probabilità che l’avversario passi la propria mano. Per stimare la FE dobbiamo, come sempre, tenere in considerazione il possibile range di mani dell’avversario. La FE dipende anche dalla history: ci sono avversari ad esempio, che mai passerebbero una bottom pair. E’ quindi fondamentale sapere come gioca l’avversario per ottimizzare il nostro bluff. Le situazioni migliori per bluffare sono quelle di heads-up o con tre giocatori, quando nel piatto sono coinvolti quattro o più giocatori è molto più difficile che il bluff vada a buon fine.

IL SEMIBLUFF – Vi sono casi in cui puntiamo, e l’avversario potrebbe passare la propria mano, ma noi abbiamo ancora la possibilità di vincere nel caso lui chiami, magari migliorando con le prossime strade: in questo caso stiamo bluffando? Per essere più chiari, nel libro viene spiegato che è meglio parlare in termini di equity.
Se la maggior parte della nostra equity è costituita da folding equity, ovvero dalla possibilità di far passare la mano all’avversario, allora si tratta di un bluff.
Se la pot equity e la folding equity contribuiscono entrambe significativamente, allora si tratta di semibluff.

Se la pot equity è predominante, allora si chiama “value bet”.

Ecco l’esempio proposto da Ed Miller, Matt Flynn e Sunny Metha: flop [8h][7d][2c], heads up, l’avversario punta e noi rilanciamo: preferiremmo avere una coppia di quattro, oppure [Kh][Qh]? Su questo board una coppia di quattro e favorito rispetto a re-donna, circa al 70%, tuttavia dovremmo preferire assolutamente re donna. Perché?
Se Oppo folda, non ci interessa la nostra mano. Se Oppo rilancia, noi foldiamo sia una coppia di quattro che Re-Donna su quel flop, quindi neanche questo caso lo prendiamo in considerazione. Ma se il nostro avversario fa call? In questo caso la nostra coppia di quattro sarebbe spacciata, tranne contro dei progetti, tipo uno straight draw, dove comunque potremmo vincere con re carta alta avendo Donna-Re. Però ci sono tante mani nel range dell’avversario che potremmo battere con re donna, magari chiudendo una top pair (sei outs) migliore o un colore backdoor. Mentre una coppia di quattro avrebbe solo gli altri due quattro nel mazzo per migliorare. Le overcards, in questo caso, sono un ottimo esempio di semibluff.

COME GIOCARE I PROGETTI – Concludiamo l’excursus del capitolo con dei consigli generali quando abbiamo dei progetti, quindi non abbiamo ancora chiuso un punto. Riporto testualmente le due regole:

- “Con un progetto debole e poca pot equity, scegli tra foldare e fare call (rilancia raramente). Fai call se le implied odds sono buone, e folda se sono cattive.”

- “Con un progetto forte e buona pot equity, scegli tra rilanciare e fare call (folda raramente). Fai call se le implied odds sono buone, e rilancia se sono cattive.”

Come abbiamo potuto vedere, durante la massimizzazione sono tanti i fattori da prendere in considerazione, e la fase REM viene applicata a trecentosessanta gradi per pianificare la giocata migliore. Tuttavia, gli aspetti della massimizzazione di cui parla il libro, oltre alla M di REM, sono ancora tanti: stay tuned, ne torneremo a parlare presto!

Alberto grandealba Russo scrive su Intellipoker

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