Se è vero che da bambini ci veniva insegnato che “la fretta è una cattiva consigliera“, è altrettanto vero che probabilmente i vertici di Full Tilt avrebbero potuto provare a reagire un po’ meglio alle conseguenze del Venerdì Nero.
A quattro mesi dal Black Friday che ha annullato il poker online negli Stati Uniti, Full Tilt Poker ha finlamente deciso di prendere la decisione più importante e seria nella storia della sua esistenza.
Dopo aver provato a resistere in tutti modi alla tempesta che l’ha coinvolta, pensando probabilmente che la miglior strategia fosse l’attesa e che presto il Dipartimento di Giustizia americano si sarebbe dimenticato dei problemi legati al poker, Full Tilt è stata infatti costretta a passare all’azione avvicinandosi terribilmente a quella “chiusura” che molti danno per imminente.
Soltanto una settimana fa, infatti, un gran numero di dipendenti della sede americana della poker room si sono visti recapitare la propria lettera di licenziamento immediato senza alcuna possibilità di spostamento in uno dei tanti uffici di Full Tilt sparsi per il mondo.
Rimane un timido ottimismo
Ma siccome siamo abituati a dire che «dopo la pioggia viene sempre il sole», dobbiamo dire che Full Tilt Poker continua a non perdere la speranza e pensa ancora di riprendersi il suo poker puntanto su nuovi mercati esterni agli Stati Uniti.
Secondo alcune fonti molto bene informate ed a leggere dei nuovi e misteriosi annunci di lavoro appena pubblicati in Canada, sembrerebbe infatti che Full Tilt sia ad un passo dalla riapertura a livello internazionale con il coordinamento delle proprie operazioni lasciato in mano ad una nuova società con sede a Vancouver.
Quello che non si riesce a capire, però, è con quale faccia una sala che ha di fatto abbandonato i suoi iscritti la notte del 15 aprile 2011 possa riproporsi come attore di livello mondiale nel mondo del poker su internet.
Come sempre, non ci resta che aspettare.
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