Nonostante sia passato più di un anno da quando confessavo di aver tifato (spudoratamente) per Darvin Moon durante il final table delle WSOP 2009, la mia personalissima passione per il taglialegna campione di poker non è passata nemmeno un po’.
Spulciando internet durante la consueta rassegna stampa del lunedì (mossa efficacissima per incominciare la settimana nel modo più lento possibile) mi sono infatti imbattuto in un’intervista che Moon ha rilasciato qualche giorno fa al Washington Post e durante la quale ha discusso di poker e di come la sua vita (non) sia cambiata dopo il secondo posto milionario delle WSOP 2009.
Dopo aver rimpinguato il proprio conto in banca con una vittoria da 5.18 milioni di dollari, il signor Darvin Moon è ritornato nella sua Oakland per fare quello che faceva già prima di sedersi al calduccio delle telecamere di Las Vegas: tagliare alberi.
Qualificato alle WSOP grazie alla vittoria di un ticket guadagnato con il sudore delle carte al Wheeling Island Casino in Virginia in un torneo con buy in da 130$, il 47enne giocatore fuori dai canoni sembta infatti non aver perso la testa davanti alla sua vincita plurimilionaria ma -anzi – sembra esser riuscito a gestirla senza farsi mangiare dalla voglia di continuare a stare sotto i riflettori.
Come si investe una (quasi) vittoria alle WSOP?
Cresciuto con l’idea che la propria vita la si costruisca sul lavoro duro più che sulla gloria di una vittoria, Moon ha lasciato Vegas per tornare a casa e rigettarsi nel duro mondo dei taglialegna, lavoro che per lui significa tener viva l’esperienza di una tradizione incominciata da suo padre.
“Finirò di tagliare alberi quando avrò 86 anni”, ha dichiarato Moon al reporter del Washington Post spiegando come il suo obiettivo sia quello di emulare un padre che è riuscito a dedicarsi allo stesso lavoro fino all’età di 80 anni.
Dimostrando la coerenza della famiglia Moon davanti all’importanza del lavoro, anche la moglie dell’ex vicecampione WSOP sembra esser riuscita a non montarsi la testa, tornando immediatamente al suo lavoro di tecnico-farmacista nella propria città.
Gli unici “sfizi” post WSOP, insomma, sembrano esser stati alcuni pickup regalati ai membri della famiglia (per lavorare meglio), quattro proprietà immobiliari ed una Corvette – la macchina che Moon si è regalato dopo esser stato buttato fuori dai tornei iniziali delle WSOP 2010.
Non male per un uomo che, durante la sua intervista, ha anche dichiarato di non possedere neppure una carta di credito.
“Prima di vincere tutto quel denaro avevo bisogno di una carta di credito. Ora che ho soldi, non mi serve più”, ha detto Moon al giornalista.
Facendomi aprire il mio portafogli ed aiutandomi a realizzare le differenze tra lui e me.
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