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A un mese circa dalle WSOPE, Cannes sta ospitando il Partouche Poker Tour 2011. La Francia, per ora, porta bene ai colori azzurri, che piazzano Giuseppe Pantaleo in vetta al chip count generale.
Il player italiano vola con 265.000 chip, staccando di oltre 60.000 il secondo provvisorio, il danese Mads Wissing. Terzo Juan Lapido Maceiras, fermo a 184.000 chip.
Ma l’Italia può contare non solo su Pantaleo. Sono altri dieci gli azzurri che, tra Day 1A e Day 1B, sono riusciti a passare alla seconda giornata di gioco.
Il più deep è Salvatore Crapanzano, che possiede 117.100 chip. Poi troviamo Mustapha Kanit, fermo a 104.400, player che con il Partouche ha ancora un conto aperto dall’anno scorso, quando ci fu una mano molto discussa che fece addirittura il giro del mondo: in quell’occasione, all’avversario di Kanit fu incredibilmente permesso di cambiare la propria decisione dopo aver visto le carte dell’italiano.
Seguono Massimiliano ‘Visdiabuli’ Martinez (in forma strepitosa) con 89.200 chip e poi, nell’ordine, Sergio Castelluccio (62.200 chip), Gaetano Moreci (53.300 chip), Marcello Marigliano (52.200 chip), David Zampini (35.800 chip), Giovanni Zarbo (33.000 chip), Niccolò Caramatti (27.600 chip) e Giacomo Maisto (il più corto con 27.300 chip).
Sono in tutto 332 i giocatori che sono riusciti ad approdare al Day 2, e che hanno ancora la possibilità di non rendere vano un buy-in sostanzioso: 8.500 euro. Tra di loro, anche parecchi campioni affermati a livello internazionale come Vanessa Selbst e Arnaud Mattern, ancora in gioco, e Sorel Mizzi, invece già eliminato.
Questo il chip count del Partouche Poker Tour 2011 prima dell’inizio del Day 2:
1 – Giuseppe Pantaleo 265.000
2 – Mads Wissing 201.500
3 – Juan Lapido Maceiras 184.000
4 – Lionel Anton 179.800
5 – Julien Pavon 162.800
6 – Samuel Chartier 158.800
7 – Hassan Fares 144.500
8 – Alexandre Bonnin 140.200
9 – Sylvain Fossard 129.600
10 – Willy Korchia 128.700
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È sempre più Google contro tutti: mentre il mondo ancora si interroga sulla decisione del colosso di Mountain View di acquistare la divisione telefonia di Motorola per qualcosa come 12 miliardi di Dollari, l’arrivo del marchio di Zynga su Google Plus apre dei pesanti interrogativi sul futuro dell’intera piattaforma.
Dopo aver conquistato un grande numero di iscritti puntando tutto sull’esclusività di un servizio “ad invito” e dunque teoricamente non accessibile a tutti, Google riparte all’attacco del mondo dei social network con l’introduzione del poker per Google Plus, una trovata che potrebbe riverlarsi più rischiosa che altro.
Se infatti l’arrivo di giochi sviluppati da società esterne non sorprende affatto visto che quello di aprire al mondo è stato proprio il punto chiave del successo di facebook, sorprende che la missione dei giochi sociali su Google + venga affidata a Zynga ed alla sua banda di sviluppatori tanto abili quanto, ehm, audaci.
Inseguire il meglio affidandosi al peggio
Avete capito bene: il poker su Google Plus è targato Zynga. Non Google, non Betclic, non bwin. Ma Zynga, quella Zynga.
Dopo aver monopolizzato il poker su Facebook creando un software con una grafica di alto livello ma con standard di sicurezza degne della peggior trappola per topi, Zynga ha infatti fatto andare su tutte le furie i suoi giocatori rendendosi protagonista dei due scandali che hanno segnato fine e tramonto del poker sociale.
Già sotto attacco per i continui furti di chips dagli account dei suoi giocatori vittime di hack nemmeno troppo esperti, visto che la “sicurezza” di Zynga poker può essere violata con una semplice ricerca su Google (ironia…) e con una decina di minuti di tentativi, il re del poker sociale è finito in ginocchio quando i principali quotidiani statunitensi hanno accusato la società sviluppatrice del gioco di aver venduto a terze parti i dati dei suoi iscritti fingendo di dimenticare dell’esistenza di un insignificante particolare chiamato “Privacy”.
Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, l’alba del poker su Google Plus si annuncia come uno dei soliti disastri commessi dalla grande G. nel mondo dei social network.
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Se è vero che da bambini ci veniva insegnato che “la fretta è una cattiva consigliera“, è altrettanto vero che probabilmente i vertici di Full Tilt avrebbero potuto provare a reagire un po’ meglio alle conseguenze del Venerdì Nero.
A quattro mesi dal Black Friday che ha annullato il poker online negli Stati Uniti, Full Tilt Poker ha finlamente deciso di prendere la decisione più importante e seria nella storia della sua esistenza.
Dopo aver provato a resistere in tutti modi alla tempesta che l’ha coinvolta, pensando probabilmente che la miglior strategia fosse l’attesa e che presto il Dipartimento di Giustizia americano si sarebbe dimenticato dei problemi legati al poker, Full Tilt è stata infatti costretta a passare all’azione avvicinandosi terribilmente a quella “chiusura” che molti danno per imminente.
Soltanto una settimana fa, infatti, un gran numero di dipendenti della sede americana della poker room si sono visti recapitare la propria lettera di licenziamento immediato senza alcuna possibilità di spostamento in uno dei tanti uffici di Full Tilt sparsi per il mondo.
Rimane un timido ottimismo
Ma siccome siamo abituati a dire che «dopo la pioggia viene sempre il sole», dobbiamo dire che Full Tilt Poker continua a non perdere la speranza e pensa ancora di riprendersi il suo poker puntanto su nuovi mercati esterni agli Stati Uniti.
Secondo alcune fonti molto bene informate ed a leggere dei nuovi e misteriosi annunci di lavoro appena pubblicati in Canada, sembrerebbe infatti che Full Tilt sia ad un passo dalla riapertura a livello internazionale con il coordinamento delle proprie operazioni lasciato in mano ad una nuova società con sede a Vancouver.
Quello che non si riesce a capire, però, è con quale faccia una sala che ha di fatto abbandonato i suoi iscritti la notte del 15 aprile 2011 possa riproporsi come attore di livello mondiale nel mondo del poker su internet.
Come sempre, non ci resta che aspettare.
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È sempre più Google contro tutti: mentre il mondo ancora si interroga sulla decisione del colosso di Mountain View di acquistare la divisione telefonia di Motorola per qualcosa come 12 miliardi di Dollari, l’arrivo del marchio di Zynga su Google Plus apre dei pesanti interrogativi sul futuro dell’intera piattaforma.
Dopo aver conquistato un grande numero di iscritti puntando tutto sull’esclusività di un servizio “ad invito” e dunque teoricamente non accessibile a tutti, Google riparte all’attacco del mondo dei social network con l’introduzione del poker per Google Plus, una trovata che potrebbe riverlarsi più rischiosa che altro.
Se infatti l’arrivo di giochi sviluppati da società esterne non sorprende affatto visto che quello di aprire al mondo è stato proprio il punto chiave del successo di facebook, sorprende che la missione dei giochi sociali su Google + venga affidata a Zynga ed alla sua banda di sviluppatori tanto abili quanto, ehm, audaci.
Inseguire il meglio affidandosi al peggio
Avete capito bene: il poker su Google Plus è targato Zynga. Non Google, non Betclic, non bwin. Ma Zynga, quella Zynga.
Dopo aver monopolizzato il poker su Facebook creando un software con una grafica di alto livello ma con standard di sicurezza degne della peggior trappola per topi, Zynga ha infatti fatto andare su tutte le furie i suoi giocatori rendendosi protagonista dei due scandali che hanno segnato fine e tramonto del poker sociale.
Già sotto attacco per i continui furti di chips dagli account dei suoi giocatori vittime di hack nemmeno troppo esperti, visto che la “sicurezza” di Zynga poker può essere violata con una semplice ricerca su Google (ironia…) e con una decina di minuti di tentativi, il re del poker sociale è finito in ginocchio quando i principali quotidiani statunitensi hanno accusato la società sviluppatrice del gioco di aver venduto a terze parti i dati dei suoi iscritti fingendo di dimenticare dell’esistenza di un insignificante particolare chiamato “Privacy”.
Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, l’alba del poker su Google Plus si annuncia come uno dei soliti disastri commessi dalla grande G. nel mondo dei social network.
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Quando un anno fa il “bambino prodigio” del poker portoghese ha guadagnato tutte le prime pagine della stampa del settore, mentre moltissimi hanno osservato con grande ammirazione le imprese del giovane – altri lo hanno guardato con sospetto continuando a pensare che, in fondo, la sua ascesa potesse nascondere qualcosa di poco pulito.
Perchè, per quanto si possa essere bravi nel gioco del Texas Hold’Em, risulta davvero titanico riuscire a trasformare 30 dollari di deposito in 1624 dollari di profitto in meno due anni. Impossibile magari no, ma improbabile probabilmente si.
I primi sospetti nascono su Lock Poker
Benedetto dalla comunità pokeristica internazionale, l’ascesa fulminante di Machedo viene benedetta con un contratto offerto al giocatore da Lock Poker, una buona sala online (non disponibile in Italia) che include tra i suoi tavoli qualche professionista di buon livello come Eric “Rizen” Lynch.
Utilizzata anche da un noto sito di strategia per l’interpretazione di alcuni video didattici di strategia del poker, l’immagine di Machedo subisce la prima macchia durante una Rake Race organizzata dalla sala che lo sponsorizza dalla quale il portoghese viene repentinamente squalificato.
Con una storia che ricorda molto da vicino quella di Filippo Candio e PokerStars, il giocatore viene infatti accusato (giustamente) di aver consentito ad un istruttore di CardRunner accesso al suo account e di aver fatto partecipare quest ultimo alla Rake Race al suo posto.
Chiamiamola criminalità organizzata
Nonostante il deprecabile episodio di account sharing sia finito nel dimenticatoio con buona pace di chi pensa che l’onestà debba essere alla base del gioco online, il nome di Machedo e del suo amico trainer su CardRunners è tornato in questi giorni alla ribalta tra le pagine di “Two plus Two”, il celebre forum di poker americano.
Secondo un membro del forum “MossBoss”, Machedo ed altri player avrebbero fatto parte di un gruppo attivo sulla rete di iPoker capace di coordinare diverse attività e giocare partite ai tavoli per “rubare” chips agli altri giocatori.
Decisamente un colpo troppo grande per far ancora credere all’esistenza dell’enfant prodige portoghese in grado di moltiplicare i dollari come fossero noccioline.
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Della serie “a volte ritornano“; dopo aver quasi convinto il pubblico italiano del suo lento ma intesorabile passaggio dal poker giocato a quello da organizzare, Luca Pagano ritrova il modo per alzare la voce e lo fa nel momento migliore.
Dopo essersi autoconsegnato il titolo di futuro campione dell’IPT Sanremo 2011 lasciandosi andare con un pronostico tutt’altro che modesto – “la Picca la porto a casa io” – finito sui taccuini dei reporter non più di cinque giorni fa, l’uomo simbolo di PokerStars in Italia è riuscito a mantenere la sua promessa incontrando un vero e proprio trionfo al termine del tavolo finale.
Tutto come previsto
Come si stesse muovendo nel pieno rispetto di un copione già scritto a tavolino, il final table della terza tappa dell’Italian Poker Tour 2011 è andata esattamente come tutti (meno il rumeno Ian Morariu) si aspettavano.
Dopo le eliminazioni di Andrea Ventura, Vitaliy Minakov, Matyan Poloch, Giovanni Bigoni ed Enzo Tommasone, il trio che si è presentato all’ultima fase prima del fatidico heads up per conquistare il diritto alla speranza del titolo ha mostrato l’ottimo stato di salute del poker italiano vedendo due player tricolore come Matteo Fratello e Luca Pagano battersi carta su carta con il rumeno Ian Morariu.
Purtroppo per Fratello, il suo sogno ha finito per trovare un ostacolo insormontabile nella grandissima concentrazione mostrata da Luca Pagano durante l’intero corso dell’IPT Sanremo 2011 che lo ha costretto ad “accontentarsi” del terzo posto e di un premio partita di ben 81mila Euro.
La mano dello scontro “fratricida” arriva quando Fratello decide di andare All In con A-8 trovandosi contro un preparatissimo Pagano pronto a far valere il suo pocket pair J-J confermato da un board assolutamente inutile per un’eventuale ripresa di Matteo Fratello.
L’azzardo di Morariu
L’heads up finale giocato da Pagano e Morariu (chipleader del tavolo finale) ha poi visto la canonica altalena guidata dalle “follie” del rumeno che si è dimostrato tanto temibile quando – almeno in certe mosse – davvero superficiale.
Proprio la superficialità e l’evidente amore per l’azzardo del giocatore rumeno sono stati gli elementi che hanno permesso a Pagano di centrare la sua prima Picca IPT in una mano che ha visto l’italiano prevalere sull’avversario grazie ad un A-9 giocato conrto il Q-9 di Morariu.
Payout Finale
Questo il payout ufficiale dei primi classificati all’EPT Sanremo 2011:
1 PAGANO LUCA, Italia, EUR 210.000,00
2 MORARIU DAN, Romania, EUR 131.000,00
3 FRATELLO MATTEO, Italia, EUR 82.000,00
4 TOMMASONE ENZO, Italia, EUR 62.000,00
5 BIGONI GIOVANNI, Italia, EUR 41.300,00
6 POLOCH MATYAS, Repubblica Ceca, EUR 33.000,00
7 MINAKOV VITALIY, Ucraina, EUR 24.700,00
8 VENTURA ANDREA Italia, EUR 16.500,00
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Dopo aver invaso Portorose, la carovana del Poker Grand Prix di GD si è ritrovata puntualissima nelle sale del casinò Perla per la prima edizione in assoluto del circuito di tornei live di GD Poker a Nova Gorica.
L’evento, al quale hanno preso parte molti “reduci” delle WSOP 2011 tra i quali l’attesissimo Filippo Candio ha visto trionfare Vincenzo Natale – player in grado di chiudere la settimana con l’ottima vittorio del suo secondo braccialetto della settimana per una comma complessiva di 130.000€.
Il tavolo finale del Main Event al PGP di Nova Gorica si è concluso al termine di un eccellente heads up che ha visto Natale contrapporsi a Vincenzo Negri – player temibile sia per bravura che per il ruolo di chiplead (2.268.000 vs. 1.395.000) con il quale si era presentato al testa-a-testa.
Galeotto fu quel due
Nonostante i due giocatori abbiano fatto di tutto per riuscire a portare a casa il primo posto del PGP di Nova Gorica, la situazione che si presenta alla partenza della mano finale non vede clamorosi vantaggi sorridere a nessuno dei player.
L’attimo decisivo poi, ironia della sorte, incomincia con un vantaggio per Natale, che va all in con A-10 e si trova davanti l’A-s di Natale che intrepidamente sceglie di seguirlo.
Le cose non sembrano cambiare nemmeno al Flop, visto che le carte mostrano A-8-K confermando (ma non consolidando!) il vantaggio di Vincenzo Natale che, probabilmente, deve aver pensato di essere a sole due carte di distanza dalla vittoria di un piatto fondamentale.
Tutte le certezze dei due player si sono però dissolte davanti all’arrivo di un malandrino 2 al Turn che ha improvvisamente ribaltato la partita facendo gioire Negri e portandolo inaspettatamente in vantaggio.
Il board da cardiopalma si è poi concluso nel più imprevedibile dei modi: un 10 al River ha infatti lasciato Negri letteralmente pietrificato al tavolo di gioco ed ha invece fatto esplodere di gioia Vincenzo Negri. Una gioia che vale la bellezza di 60.000€.
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Sono stati scritti libri su ogni argomento e nei campi più disparati: sull’applicazione dello zen per fare soldi, carriera, per avere successo nelle relazioni sociali, per coltivare i pomodori e naturalmente per giocare a poker al meglio delle proprie possibilità.
È bene diffidare di qualunque strumentalizzazione e banalizzazione di questa disciplina buddista, che ormai si può trovare anche nel sacchetto delle patatine fritte.
“Zen and the Art of Poker” è un libro di Larry W. Phillips, uno che ci ha provato col cash game, senza risultati di rilievo, allora si è messo a scrivere.
Il libro è stato scritto in quegli anni in cui si spingeva ad applicare lo zen per qualunque cosa.
Gli italiani sono più narrativi e meno pratici degli americani. Fabrizio Mercantini, un lustro fa, scrisse “Filosofia del Poker”.
Ecco, direi che se volete leggere un libro che filosofeggia sul poker vi consiglio quest’ultimo, che non ha la presunzione di “farvi diventare delle persone migliori”.
Anzi, nella “Filosofia del poker” sono presenti molti concetti che vengono poi ripresi da Phillips, ma senza la presunzione di quest’ultimo.
Francamente non se ne può più di leggere che la prima cosa da fare per dominare il gioco è dominare la propria anima.
E questa è un’arma micidiale per diventare assi nel poker etc etc. Non aspettatevi consigli di strategia, caso mai consigli per gestire al meglio le sconfitte ed i cosiddetti tilt, per continuare ad essere poco aggressivi, se il match lo richiede, senza sentirvi in colpa; per raggiungere quella via di mezzo, dove ci si eleva ad un livello di consapevolezza in cui si controlla tutto ciò che succede attorno al tavolo.
È risaputo che mantenere la calma è importante in ogni situazione, quando si sta vincendo, quando si sta perdendo. E che prima di conoscere gli avversari bisogna conoscere se stessi… ringraziamo Phillips che ce lo ricorda in ogni pagina.
Il poker è un gioco che richiede aggressività, è una specie di guerra, lo zen invece invita alla calma, in un certo senso alla passività.
Phillips trova il compromesso annunciando che nel poker la calma è come un proiettile. E così unisce zen e poker. Va beh, a mio avviso sono centocinquanta pagine di banalità.
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Secondo uno studio di un team di ricerca della Nova Southeastern University e presentato ad una conferenza nazionale, l’80% dei giocatori di poker userebbe droghe o altre sostanze “dopanti” per dare il meglio al tavolo verde.
Che il poker non sia un’attività salutare è risaputo, specialmente nelle bische con gli amici il consumo di tabacco e di superalcolici è all’ordine del giorno; poi finisce spesso che si tira l’alba, si dorme poco ed è necessario tutto il giorno successivo per riprendersi.
E che dire delle lunghe sessioni di poker online, accompagnate da bibite in cui lo zucchero regna sovrano, biscotti saturi di grassi idrogenati e cibo spazzatura?
Ma la ricerca non parla di questo, bensì di come i giocatori, un po’ a tutti i livelli, per tenersi svegli e per aumentare la concentrazione, usino sostanze dopanti.
Certo, se uno si beve un paio di caffè per non addormentarsi sulle chips rientrerebbe in questo ottanta per cento… A parte questo, cocaina, marijuana, amfetamine, Valium e bibite energetiche sarebbero diffusissime tra i players di tutto il mondo.
Secondo la ricerca l’uso di queste sostanze permetterebbe ai giocatori di restare svegli, aumentare la concentrazione e quindi essere più competitivi per la tutta la durata del torneo.
Naturalmente queste sostanze, che danno giovamento a breve termine, nel lungo periodo possono arrecare gravi danni alla salute.
Lo studio è stato effettuato a partire dalle WSOP del 2010, poi si è allargato ad altre situazioni di poker live; le domande sono state poste tramite questionari.
Oltre il 70% dei players farebbe uso di caffeina, il 50% assumerebbe bevande energetiche. Chi invece è troppo agitato fumerebbe marjuana.
Alcuni giocatori hanno dichiarato invece di abbinare guaranà, alcool e vitamina b-12 per affrontare al meglio i momenti importanti del match. Il 26 % farebbe uso di psicofarmaci.
Ma come ci si procura queste sostanze? All’interno del giro, e per giro s’intende il mondo del poker e le cattive compagnie collegate!
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Finalmente ci siamo: dopo aver trascorso anni di noiosissima attesa, i cash game si preparano a diventare una delle più appassionanti realtà del poker italiano!
Completando una riforma del gioco online che ha visto il gioco del poker online muoversi dall’illegalità più pericolosa al sistema che ormai da qualche anno viene definito Poker AAMS, i Monopoli di Stato hanno deciso di compiere l’ultimo e più atteso passo nel processo di legalizzazione del poker on line, quello dei cash games.
Con una circolare fresca di stampa e che – potete scommetterci! – ha causato l’apertura di parecchie bottiglie di champagne nelle sedi delle sale che operano in Italia con concessione dei Monopoli, AAMS ha infatti decretato la partenza ufficiale del poker cash in da a 18 luglio 2011.
Tra appena un mese e due giorni dunque, il poker italiano vivrà la seconda grande rivoluzione degli ultimi cinque anni mettendo a disposizione dei player nostrani il tipo di gioco che negli anni ha decretato l’ipressionante successo del poker su internet.
Regolato in maniera molto rigida da un’apposita normativa, il poker cash farà subito da protagonista in tutte le sale (GD Poker, Bwin, PokerStars etc.) che negli ultimi mesi hanno sottoposto la propria piattaforma di gioco ai controlli delle autorià italiane e che sono riuscite a provare di avere software trasparenti ed a prova di attacco informatico.
Diametralmente diverso rispetto al poker giocato in forma di torneo, il poker cash dovrebbe riuscire a riportare il segno positivo al mercato del poker online, settore che da ormai due mesi ha visto dissolversi quella crescita costante che aveva vissuto fin dal “lontano” 2007.
Per celebrare l’evento, poi, ItaliaPoker inizierà già dalla settimana prossima a pubblicare una vera e propria guida al poker cash in modo da preparare i lettori del sito ad affrontare un mondo di sfide completamente nuove nel modo migliore possibil.
Non lasciatevela scappare!
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