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JASON SENTI
È lo short del tavolo, 7.625.000. 15 big blind per sperare nello storico recupero e puntare ad arrivare almeno sul podio.
Senti, professionista 28enne del Minnesota, prima di intraprendere una vera e propria carriera nel mondo del poker era un ingegnere in elettronica e software.
Per la prima volta a premio in un evento WSOP, ma in carriera ha fatto registrare altri piazzamenti di rilievo: quinto all’Evento 34 High del 2010 PokerStars Spring Championship of Online Poker per $47,125 e 32° al WSOP Heads Up Championship 2009 per $17,987.
Ha iniziato il penultimo giorno di torneo molto corto, con circa 970.000 chips, portandosi poi a 13.55 mln grazie a un fortunato raddoppio ai danni di Bucaric: AJ vs AK, doppia al flop per Senti e double up.
Il Day 8 lo vedeva al quarto posto nel chipcount, ma il suo stack è sceso poco alla volta fino a quando ha perso un grosso piatto con Brandon Steven, uscito in bolla tavolo finale. Queste le parole di Senti su Twitter poco dopo la definizione dei nove finalisti del Mondiale: “Super short, ma ci sono”.
JOSEPH CHEONG
Talentuoso grinder online di origini asiatiche, ha 24 anni e vive in California.
Cheong è un giocatore molto aggressivo e lo ha dimostrato per l’intera durata del torneo. In un’intervista ha dichiarato che è stato costretto a cambiare il suo stile solamente quando in gara erano rimasti dieci giocatori; il cambio di marcia forse è stato causato dal tremendo colpo perso contro il nostro Filippo Candio.
Impressionante la calma con cui il ragazzo, laureato in psicologia, ha affrontato alcune clamorose bad beats. Non è la prima volta che si trova In The Money in un grande torneo; per lui un secondo posto nell’ High Roller Turbo delle WSOPE di Londra e il successo nel side event da 5.000$ del WPT Festa al Lago del Bellagio, che gli hanno permesso di guadagnare circa 400.000$.
Arriva all’atteso appuntamento del 6 novembre con uno stack di 23.525.000. Personaggio molto schivo, in una delle rare interviste rilasciate ha dichiarato che preferisce di gran lunga il denaro alla gloria.
JOHN DOLAN
Occuperà il seat 3 con il secondo stack del tavolo, 46.250.000.
E’ un pro di 24 anni di Bonita Springs in Florida, e come altri finalisti fa parte del team di Full Tilt. Ha transitato per l’università, studiava business, ma non ha mai concluso gli studi per dedicarsi completamente al poker.
Fino a oggi ha accumulato circa 200.000$ nei tornei live, l’ultimo successo è la vittoria nel Winter Bayou Poker Challenge 2009, dal buy-in di 1.000$. Ha iniziato il Day 8 tra i più corti in chips, concludendo la giornata tra i primi in classifica.
La mano che gli ha permesso di cambiare marcia radicalmente è stata contro Michiel Sijpkens; AA per Dolan e KQoff per l’avversario. Full al flop per l’americano e scala runner runner per Sijpkens.
Dopo essere risalito a circa 8,5 mln, Dolan ha continuato a incrementare il proprio stack, sfruttando al massimo la zona bolla. Basti pensare che ha portato le sue chips da 22 mln a 45 mln senza mai andare allo show down!
Il problema più grosso sarà la presenza del chip leader Jonathan Duhamel alla sua sinistra, e di Michael “The Grinder” Mizrachi subito dopo.
JONATHAN DUHAMEL
Vi presentiamo il chip leader del Main Event delle WSOP, Jonathan Duhamel, 65.975.000 chips.
Canadese, di Boucherville, 23 anni, è il giocatore più giovane seduto al tavolo ed è l’uomo da battere considerando l’imponenza del suo stack.
Anche lui ha lasciato gli studi per dedicarsi al poker; gioca prevalentemente online, la sua specialità è il cash game ma sa difendersi bene anche nei tornei.
Senza dubbio il tavolo finale che andrà in scena tra poco è il risultato più prestigioso raggiunto in carriera, ma Duhamel può vantare anche un 15esimo posto nel 2.500$ NLHE e un 50esimo posto nel 1.500$ NLHE 6-max alle WSOP 2010, per un totale di vincete pari a circa 43.000$.
Per lui anche un decimo posto all’Ept di Praga del 2008. Il piatto più importante giocato dal canadese è stato contro Affleck nel Day 8: i due si sono ritrovati al flop 10-9-7 su un piatto già montato a 8 mln.
Turn Q e all in di Affleck con AA; dopo una lunga riflessione Duhamel decide di chiamare con JJ, e un clamoroso 8 al river gli regala un piatto da oltre 50 mln.
È molto fiducioso e in un intervista ha dichiarato: “La mia più grande qualità, credo, è la calma. Riesco a gestirmi senza mai andare in tilt”.
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La software house famosa per le sue applicazioni “sociali” Zynga ha annunciato il prossimo lancio di una serie di nuovi giochi per telefonini Android – cominciando l’avventura (ovviamente) dal suo titolo di punta: Live Poker.
La società, che ha guadagnato la fama mondiale con i suoi giochi su Facebook, passa quindi al poker su Android dopo aver invaso gli iPhone di tutto il mondo facendo di Zynga Poker per iPhone una delle applicazioni più scaricate in assoluto.
L’annuncio dell’arrivo di Live Poker su Android – già nell’area da tempo – è stato ufficializzato dai vertici della compagnia durante l’evento organizzato da Facebook per lanciare una serie di nuovi servizi come Deals, una specie di Foursquare interno che permetterà di sfruttare il social network più diffuso del momento per pubblicità e promozioni speciali.
Puntando tutto sul cosìddetto social gaming, Zynga aveva già provveduto al lancio di Farmville per iPhone durante l’estate scorsa, potenziando poi i suoi uffici in Giappone dedicati proprio allo sviluppo di applicazioni per smartphones.
Cosa cambia per Android
Nonostante i telefonini con Android abbiano incontrato una crescita impressionante nel corso degli ultimi mesi, il settore dei giochi per Android ha stentato a decollare in qualche modo chiuso dal dominio incontrastato di Apple e delle enormi differenze esistenti tra l’Android Market e l’AppStore.
La decisione di Zynga di portare Live Poker su Android, però, potrebbe ora significare un grosso cambiamento visto che la visibilità delle iniziative della casa di produzione di giochi per dispositivi mobili la rende sempre più spesso un vero e proprio esempio da seguire – e la serie di giochi di poker per iPhone che sono seguiti a Zynga Poker ne è probabilmente l’esempio più eloquente.
Ancora non si conoscono i dettagli tecnici del gioco, anche se voci più o meno confermate sostengono che l’applicazione di poker per Android sarà in tutto e per tutto simile a quella già esistente per iPhone, inclusa la possibilità di giocare utilizzando il proprio profilo su Facebook e, dunque, condividendo i propri progressi di gioco con i propri amici.
Qualche piccolo avvertimento
Se l’arrivo di Live Poker su Android è sicuramente una notizia che potrà rallegrare gli amanti del gioco che aspettano la vera esplosione del poker su telefonino, è d’obbligo ricordare a tutti come quello della sicurezza delle partite sia ancora uno dei punti deboli del gioco.
Qualche mese fa, infatti, proprio sulle colonne di PokerListings abbiamo svelato ai nostri lettori tutti i dettagli dello scandalo dei bots su Zynga Poker, uno spiacevole inconveniente che -ad oggi – la casa responsabile del gioco non sembra ancora esser stata in grado di risolvere.
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Il 6 novembre tutta l’Italia del poker si stringerà intorno al ragazzo cagliaritano di 26 anni, che nella splendida cornice di Las Vegas avrà la possibilità di entrare nella storia.
Una piccola biografia
Filippo Candio è nato a Cagliari il 26 marzo 1984, ed è entrato nel mondo dei professionisti del poker nel 2007.
Figlio di un affermato avvocato di Cagliari ed iscritto alla facoltà di legge, decide di abbandonare gli studi per provare la strada del poker; una decisione difficile da comunicare alla famiglia nonostante Filippo avesse già deciso di tentare convinto delle sue capacità.
“I miei genitori, mio padre Roberto, mia madre Maria, ma anche mia sorella Marta mi hanno sempre appoggiato in tutto, È stata la mia più grande fortuna, hanno visto che il poker poteva essere seriamente un lavoro. E mi hanno sempre sostenuto”.
Dopo aver partecipato ad eventi minori arriva il primo grande risultato ad inizio febbraio 2009 quando vince il Campionato Italiano Pro, portando a casa 140.000€ insieme alla consapevolezza di poter iniziare una vera e propria carriera nel Texas Hold’em.
Filippo viene sponsorizzato da Pokerstars, ma a poca distanza dalla firma del contratto viene estromesso dal Team Pro a causa di un incidente di percorso legato all’utilizzo del suo account.
“Mi hanno sospeso l’account di gioco, mi hanno detto che la mia carriera era finita. Per un attimo ci ho anche creduto, ma il giorno dopo ho affittato una macchina e ho fatto il giro di tutti i casinò d’Italia per giocare a Poker. È stato il momento più difficile della mia carriera”, queste le parole di Candio.
Dopo un anno tutt’altro che facile ecco le World Series of Poker del 2010. Filippo parte per Las Vegas, con l’intenzione di ottenere buoni risultati, ma senza sapere che questo viaggio avrebbe cambiato la sua vita pokeristica.
I primi tornei non vanno bene, gioca nel migliore dei modi ma in tutte le occasioni, a causa di piccoli errori viene eliminato malamente.
A questo punto decide di fermarsi e ritrovare la giusta concentrazione in vista del Main Event.
Dopo sei giorni di torneo il sogno diventa realtà, Candio entra a far parte dei mitici November Nine, i nove player che hanno avuto la meglio su 7.319 iscritti, e che si sfideranno per un primo premio da 8,9 mln di dollari.
Per ora Filippo ha già in tasca una cifra pari a 662.000€ ed è il primo italiano nella storia a centrare il prestigioso traguardo.
La mano più importante del torneo arriva proprio nel finale dell’ultima giornata. Filippo apre con 5 e 7 suited, Joseph Cheong controrilancia con AA e l’azzurro chiama; il flop è 5-6-6. Cheong, dopo un raise di Candio, spinge tutte le sue chips al centro del tavolo ricevendo il call dell’avversario.
Filippo ha più di un piede fuori dal torneo, ma un 8 al turn e un 4 al river permettono al giovane sardo di chiudere una strepitosa scala ‘runner-runner’ che lo lancia in testa al chipcount delle WSOP.
Il 9 novembre sapremo se il nostro Filippo Candio sarà il nuovo campione del mondo di Texas Hold’em.
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Nonostante l’idea di risistemare la tastiera sotto alle dita per tornare sulle colonne di Pokerlistings con un pezzo chiaramente polemico non mi renda la persona più felice del mondo, è una cosa che davvero non posso evitare.
Ne parliamo o facciamo finta di niente?
Anche quando si scrivono news di poker, arriva sempre un momento in cui ci si ferma per chiedersi se ci sia davvero bisogno di scrivere certe cose o se, meglio, non convenga fingere di ignorare quello che succede e parlare d’altro, magari con un articolo fiume sul poker live – giusto per fare un esempio a caso.
Poi, però, arrivano i dubbi: e se a qualcuno interessasse? E se chi legge le nostre pagine volesse sapere davvero tutto quello che accade intorno al poker, sciacallaggi compresi?
Torna la sponsorizzazione selvaggia
Mentre chi il poker lo conosce davvero non aspetta altro se non la partenza del tavolo finale delle WSOP e l’attacco di Pippo Candio al titolo di campione del mondo, PrincePoker ha deciso di attaccare la vetta delle sponsorizzazioni più assurde portando sotto le insegne della propria poker room alcuni (discutibili) personaggi dello spettacolo.
Dopo aver lanciato la propria sala con un testimonial di grandissimo rilievo pokeristico come Fabrizio Corona (…), PrinceBet ha infatti deciso di tornare sulle prime pagine dei siti di poker puntando sulle curve di Cecilia Rodriguez, giovane argentina generalmente occupata da due pesanti lavori: quello di modella e quello di sorella di Belen Rodriguez – altra nota bellezza d’OltreOceano impegnatissima ad essere dovunque.
La mossa, che con il poker giocato sembra aver davvero poco a che fare, sembra comunque portare delle buone nuove per le redazioni dei giornali di Gossip, visto che in qualche modo Prince Poker starebbe riuscendo a riavvicinare due ex-fidanzati (Belen e Corona, appunto) usando la sorella della signorina come punto d’incontro.
Quali possano essere gli sviluppi di una così sensazionale sponsorizzazione sia a livello di marketing che di promozioni per poker non è ancora chiaro, ma – se mi è permesso un consiglio – a me viene quasi naturale proporre ai gestori della poker room una discreta revisione delle proprie politiche pubblicitarie.
Perchè, nonostante la sala abbia dimostrato di essere senza dubbio in grado di avere grandi capacità nel catturare sotto il proprio nome alcuni dei personaggi più discussi del mondo dello spettacolo, forse potrebbe anche essere arrivato il momento di pensare un po’ di più al vero scopo di una poker room: quello di offrire un buon prodotto di poker ai propri iscritti.
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· Nome: Chip Reese
· Soprannome: Chip
· Residenza attuale: Deceduto
· Data di nascita: 28 marzo 1951
· Città: Dayton, Ohio, Stati Uniti
Nato con il nome di David E. Reese, la leggenda del poker Chip Reese incominciò a farsi un nome come giocatore di poker sin da molto giovane.
Cresciuto a Dayton, nell’Ohio, non era inusuale che il giovane David invitasse altri bambini a giocare a poker, magari puntando le figurine del baseball e ritornando spesso a casa vittorioso.
David perfezionò il suo gioco quando fu costretto a restare a letto a causa di una febbre reumatica durante la scuola elementare, quando la madre decise di restare a casa per stare vicino al figlio.
In quel periodo David imparò a giocare a praticamente ogni tipo di gioco di carte, tra cui ovviamente anche il poker.
Qualche anno più tardi Chip divenne un assiduo frequentatore dei tavoli da poker e le sue capacità si videro subit
o. A parte il poker David giocava anche a calcio ed era anche membro della squadra di retorica della scuola. David era particolarmente abile nei dibattiti e vinse addirittura il campionato dell’Ohio e partecipò anche alle finali nazionali.
Dopo il liceo David entrò alla Harvard University, ma alla fine preferì studiare economia al Dartmouth College.
Qui continuò a giocare a poker, non di rado contro professori o membri della confraternita della quale faceva parte, che in seguito chiamarono la sala nella quale giocavano a poker il ” David E. Reese Memorial Card Room” in suo onore.
Chip aveva pensato di studiare giurisprudenza alla Stanford University, ma un viaggio estivo a Las Vegas lo costrinse a rivedere i propri piani.
Mentre si stava dirigendo in macchina verso la sua nuova scuola, il giovane David, all’epoca 23enne si fermò a Sin City per salutare un amico.
In tasca aveva $400, che perse praticamente subito giocando a blackjack. Il giorno dopo trovò un lavoro grazie al padre del suo amico e guadagnò soldi a sufficienza per poter giocare a low-limit Seven-Card Stud.
Dopo un’intera estate di esperienza ai tavoli da gioco, Chip si iscrisse al $500 event al Sahara Casino e arrivò al primo posto vincendo anche il primo premio di $50,000.
Non c’è nemmeno bisogno di dire che non abbandonò più Las Vegas. Alla fine di settembre, Chip era riuscito ad accumulare un bankroll di più di $100,000.
Poco dopo decise di unire le proprie forze con quelle dell’amico di infanzia Danny Robeson e insieme decisero di tentare la sorte nella carriera professionistica.
Dopo tre giorni di gioco contro un sacco di avversari di tutto rispetto, tra cui anche Doyle Brunson, del quale negli anni divenne grandissimo amico, e Johnny Moss, Chip guadagnò la bellezza di $300,000.
La vincita gli permise un maggior raggio d’azione con il suo bankroll, e iniziò a giocare a giochi diversi, come ad esempio l’Hold’em e il Razz.
Verso la fine degli anni ’70, Chip divenne famoso per essere il miglior giocatore di Seven-Card Stud al mondo, come affermò lo stesso Brunson.
Doyle Brunson era talmente impressionato dall’abilità di Chip che gli chiese di scrivere il capitolo sul Seven-Card Stud nel suo libro, Super/System, la Bibbia del poker.
Poco dopo, nel 1978, e di nuovo nel 1982, Chip vinse braccialetti in due eventi diversi di Seven-Card Stud.
Il suo talento al tavolo da gioco non era l’unica cosa che sosteneva il bankroll, comunque. Chip iniziò anche a lavorare come manager della sala da poker al Dunes Casino (l’attuale Bellagio) all’età di 28 anni, una carica che ricoprì per cinque anni.
Quando aveva poco più di trent’anni Chip decise di stabilirsi e di formare una famiglia, tirandosi un po’ al di fuori del mondo dei tornei di poker e dei tavoli da gioco, anche se continuò a piazzarsi e vincere premi in molti tornei prestigiosi per tutti gli anni ’80 e ’90.
Nel 1991, a 40 anni, venne inserito nella Poker Hall of Fame, all’epoca il giocatore più giovane di sempre (record che Phil Hellmuth migliorerà nel 2006).
In questo periodo, Chip si concentrò sul Big Game al Bellagio e sulle scommesse in generale cercando di far soldi per sostenere economicamente la sua famiglia.
Grande uomo di casa e molto vicino alla sua famiglia, Chip era capace di abbandonare tutto quello che stava facendo per passare un po’ di tempo con i suoi tre figli, un aspetto invidiato da molti suoi amici e colleghi giocatori di poker di professione.
Chip era legato alla sua famiglia in un modo come non ci sono uguali nel mondo del poker. Poteva star facendo qualsiasi cosa, ma se uno dei figli aveva bisogno, una partita di baseball, una recita, qualsiasi cosa, Chip mollava tutto e se ne andava.
Molti giocatori di poker erano un po’ invidiosi del fatto che Chip riuscisse a combinare la vita professionale con una vita famigliare dai legami molto solidi, e che al poker andava tutto così bene che poteva dedicarsi ad altre cose.
Furono i suoi figli a farlo avvicinare di nuovo al mondo dei tornei di poker. Nel 2004 Chip tornò a sedersi ad un tavolo da poker su richiesta dei figli,che volevano vederlo giocare a poker in TV insieme ai loro amici.
E così fece. Tra l’ottobre del 2004 e il giugno del 2007, Chip arrivò in zona premi in 11 dei tornei di maggior prestigio, tra cui cinque eventi del WPT e quattro delle WSOP events, oltre a portare a casa la sua vincita più memorabile, il primo posto al H.O.R.S.E. event alle WSOP del 2006.
La vittoria all’H.O.R.S.E. consolidò la fama di Chip di giocatore più completo al mondo, dal momento che molti giocatori di poker professionisti considerano il $50,000 mixed-game event come l’unico vero modo di metter alla prova l’abilità di un giocatore.
“Molti di noi, in particolare i giocatori vecchio stile come me, ritengono che Chip sia il miglior giocatore all-around di tutti i tempi”, ha affermato Mike Sexton al Las Vegas Sun in un’intervista del 2007.
“Ciò si nota soprattutto quando si tratta di giocare diversi tipi di giochi. È per questo motivo che ci ha fatto molto piacere vedere Chip vincere il $50,000 HORSE, così non ci sono più dubbi sul suo status di miglior giocatore all-around in circolazione.”
Quell’evento è stato infatti un campo di battaglia con la crème de la crème del mondo del poker. I giocatori del final table erano Doyle Brunson, Phil Ivey, Dewey Tomko, T.J. Cloutier, Patrik Antonius e David Singer, oltre ovviamente a Chip e al secondo classificato finale Andy Bloch.
Nonostante i campioni presenti al tavolo finale, furono in pochi a stupirsi della vittoria di Chip. Chip vinse questo evento dopo la più lunga battaglia heads-up della storia delle WSOP e dopo sette ore e 286 mani, Chip riuscì ad avere la meglio vincendo anche $1.78 milioni di dollari e il suo terzo braccialetto d’oro.
Al di fuori del tavolo da poker Chip amava giocare a golf scommettendo contro i suoi colleghi di poker Doyle e Barry centinaia di migliaia di dollari su un colpo solo. Il trio di giocatori leggendari sarà poi sostituito da altre future leggende del poker, le nuove leve come Daniel Negreanu, Erick Lindgren e Phil Ivey.
Oltre al golf, Doyle e Chip erano soci in molte attività diverse e investivano su petrolio, corse di cavalli, televisioni e tante altre cose. Secondo Brunson, nessuno dei loro tentativi di far soldi al di fuori dal tavolo da poker andavano a buon fine.
“Andavamo a cercare il Titanic. Andavamo a cercare l’arca di Noè”, ha detto Brunson scherzando in un’intervista al Las Vegas Sun nel 2007 riferendosi alle avventure poco fortunare insieme a Chip. “Eravamo due schiappe per gli affari, però sapevamo che avevamo sempre il poker come ultima spiaggia.”
Chip era anche molto coinvolto nella Professional Poker League, una serie ad invito, fatta appositamente per la televisione che aveva l’obiettivo di portare 64 giocatorei di poker professionisti a giocare a squadre a gruppi di otto.
Il campionato iniziò con il sorteggio al Venetian nell’ottobre del 2006 ma non riuscì mai ad iniziare veramente, anche a causa delle leggi sul gioco d’azzardo entrate in vigore negli Stati Uniti che resero più difficoltoso il trovare i fondi necessari per mettersi in moto e vendere i diritti pubblicitari; fu così che il progetto del campionato saltò, con grande dispiacere di Chip.
Chip comunque continuò a giocare e a dominare i tavoli cash game, e i suoi colleghi erano sempre colpiti dai suoi modi cavallereschi, dalla sua generosità senza fine e il fatto che non andasse mai in tilt. Chip era senza dubbio uno dei giocatori di poker più rispettati del panorama del poker.
Il 4 dicembre del 2007, però, il mondo del poker si svegliò con la tragica notizia della morte prematura di Chip. A soli 56 anni di età, il mito del poker era deceduto nel sonno. Giocatori di poker di tutti il mondo fecero le condoglianze ed espressero la loro tristezza per la notizia.
Ai funerali di Chip, il 7 dicembre 2007, c’erano tanti campioni del mondo del poker arrivati per dare un ultimo saluto al loro amato collega. Daniel Negreanu, Doyle Brunson e Bobby Baldwin erano soltanto alcuni dei giocatori professionisti presenti, con Brunson e Baldwin che facevano elogi alla memoria del grande amico scomparso.
La settimana dopo, Jeffrey Pollack, responsabile delle WSOP, annunciò che i futuri vincitori del $50,000 H.O.R.S.E. event avrebbero ricevuto anche il “David ‘Chip’ Reese Award” in onore dei risultati al tavolo da poker e al valore professionale e personale che avevano fatto di Chip uno dei giocatori più amati del poker.
Un’autentica leggenda del mondo del poker, Chip ha lasciato un’eredità che sarà portata alle future generazioni da tutti coloro che lo hanno amato e che hanno amato giocare contro di lui.
Chip sarà ricordato come un giocatore cortese ma spietato che dominava i segreti del poker, oltre che come un affettuoso padre di famiglia i cui sforzi di combinare la vita professionale con quella famigliare hanno sempre suscitato il rispetto e l’ammirazione di tutti.
Chip lascia suo figlio Casey, sua figlia Taylor e la sua figliastra Britney. Al momento del suo decesso era divorziato da sua moglie.
Curiosità
· Conosciuto per il suo controllo e per la sua generosità al tavolo da poker
· Non fu mai sponsorizzato da qualche organizzazione o poker room
· Era uno dei migliori amici di Doyle Brunson
· È stato il giocatore più giovane ad entrare nella Poker Hall of Fame
· Si è laureato al Dartmouth College
· La sala da poker della sua confraternita all’università è intitolata a lui
· È considerato il miglior giocatore high-stakes cash game di sempre al mondo da molti colleghi
Risultati recenti
Torneo | Risultato | Vincita |
2007 WSOP, Event 7, Pot-Limit Omaha w/re-buys | 12 | $41,229 |
WPT Season 5, Bellagio Five Diamond World Poker Classic | 30 | $50,745 |
2006 WSOP, Event 20, H.O.R.S.E. | 1 | $1,784,640 |
WPT Season 4, Bay 101 Shooting Star | 26 | $35,000 |
2005 WSOP, Event 31, $5,000 No-Limit Hold’em, Short-Handed… | 30 | $8,490 |
WPT Season 2, Jack Binion World Poker Open | 4 | $207,304 |
1982 WSOP, Event 10, Limit Seven-Card Stud | 1 | $92,500 |
1978 WSOP, Event 9, Limit Seven-Card Stud Hi-Lo | 1 | $19,200 |
1978 WSOP, Event 9, Seven-Card Stud Hi/Lo | 1 | $19,200 |
1981 WSOP, Event 9, No-Limit Ace-to-Five Draw | 3 | $13,875 |
1981 WSOP, Event 11, Limit Ace-to-Five Draw | 5 | $4,400 |
1981 WSOP, Event 12, No-Limit Deuce-to-Seven Lowball | 5 | $9,500 |
Statistiche personali
Cashes |
12 |
Vincite totali |
$2,286,083 |
Primi posti |
4 |
Braccialetti WSOP |
4 |
Scheda tecnica di Chip Reese a cura di Barry Greenstein
Descrizione
Chip è secondo me il Jack Nicklaus del poker. È riuscito a difendersi dall’arrivo di giocatori di poker sempre più giovani e agguerriti per circa trent’anni e ha vinto una quantità di soldi impressionante. Se vedeva che un avversario era in difficoltà, allora Chip continuava a giocare e avrebbe portato a casa una grossa vincita. Quando le cose non andavano benissimo Chip sminuiva le perdite e, mettendo da parte il suo ego, poteva smettere di giocare e andarsene per tentare la sorte un altro giorno.
Il suo talento e la sua capacità di sapersi controllare ne hanno fatto il prototipo del giocatore big-limit ideale.
Gioco preferito
Spesso considerato il miglior giocatore all-around del mondo
Punto debole
Probabilmente troppo buono per giocare poker con stakes molto elevati
La pagella di Chip Reese
Voto complessivo: 7/10
· Aggressività 5
· Gioco “loose” 4
· Limit 8
· No-Limit 7
· Side Games 9
· Sangue freddo 9
· Contro giocatori forti 8
· Tornei 6
· Partite Short-Handed 7
· Contro giocatori deboli 7
Aneddoto divertente
In passato, prima di giocare nei tornei più grandi contro Chip, davo un’occhiata per vedere chi giocava. Volevo giocare, ma avrei perso tutto il mio bankroll. Chip cercava sempre di adescare qualsiasi giocatore potenziale e cercava di convincerlo a giocare la partita. Lui era il re indiscusso. Spesso mi diceva nel suo tipico modo che adesso chiamiamo per scherezo alla Chip: “Stammi a sentire, abbiamo la partita perfetta per te. Giochiamo tutte le tue mani migliori, non posso credere che tu non voglia provare.”
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