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2011 set 5

Fatale fu il Day 3. Potremmo riassumere così la giornata italiana all’EPT di Barcellona. Una giornata catastrofica, caratterizzata dall’eliminazione di sette degli otto azzurri che ieri avevano cominciato l’assalto ai premi carichi di chip e di speranze. Dei nostri, si salva (e alla grande, come vedremo) solo Massimiliano Martinez, in arte Visdiabuli, che conferma il suo ottimo stato di forma dopo i recenti successi alle WSOP e al Big Game.

Ed è proprio dall’andamento degli italiani che vogliamo cominciare a raccontare il Day 3. Perdiamo subito Claudio Piceci, che non riesce neppure ad arrivare “in the money”, nonostante l’impresa consistesse nell’attendere l’eliminazione di una ventina di giocatori. Non che sia sempre facile, per carità, ma con un po’ più di fortuna ce l’avrebbe potuta fare.

Finisce a premio, invece, Filippo Candio, 94° posto e 10.000 euro in più per lui, abituato però a ben altri piazzamenti. Il cagliaritano, quarto al Main Event delle WSOP 2010, di sicuro non sarà contento di finire ai margini delle posizioni che contano. Dopo di lui troviamo Maurizio Sepede, Michele D’Aniello e Giovanni Vicinanza, tutti oltre il 30° posto.

Merita un discorso a parte il giornalista-pokerista Mario Adinolfi, che ci aveva fatto ben sperare dopo il Day 1 e soprattutto il Day 2. Il romano, invece, è incappato in una giornata decisamente negativa e ha finito con lo sperperare il suo stack, chiudendo 35° e rimpinguando il suo bankroll di soli, si fa per dire, 16.000 euro.

Vola invece Massimiliano Martinez, che comincerà il Day 4 al quarto posto del chip count con 1.795.000 chip. Meglio di lui solo Saar Wilf (1.999.000 chip), Raul Mestre (idolo di casa, con 2.363.000) e Tomeu Gomila (2.547.000). Quando siamo 24 left, le speranze italiane rimangono appese a Visdiabuli: riuscirà a superare il Day 4 e a raggiungere il tavolo finale?

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2011 set 1

L’EPT c’è, e batte un altro colpo. Dopo un inizio un po’ in sordina nella prima tappa di Tallin, lo European Poker Tour entra nel vivo con la seconda fermata, quella di Barcellona, che fa registrare il suo personalissimo record: 811 iscritti, contro i 758 dell’anno scorso, per un montepremi che ha generato una prima moneta di ben 850.000 euro.

Ieri si è giocato e concluso il Day 2, che ha visto chiudere al comando il francese (di chiare origini italiane) Xavier Carruggi. È lui a guardare tutti quanti dall’alto del chip count, grazie alle sue 577.700 chip. Secondo, ma pronto a mordere, troviamo Toni Petterson con 534.100 chip, mentre al terzo posto c’è Martin Schleich con 453.400 chip.

Fuori dal podio provvisorio, ma tutt’altro che tagliati fuori dalla conquista della picca, troviamo Saar Wilf (453.400 chip), Raul Mestre (404.900 chip), Dmitrij Fadeev (380.200), Guillaume Darcourt (il migliore del Day 1B, solo 100 chip meno di Fadeev), Evgeny Zaytsev (368.300), Jose Marina (367.800). Chiude la classifica dei primi dieci il nome probabilmente più famoso in assoluto, quella Vanessa Selbst considerata tra le più forti giocatrici di poker di sempre.

Tra i 141 che oggi riprenderanno la corsa alla vittoria nel Day 3, troveremo anche otto italiani. Il migliore sarà Mario Adinolfi, già protagonista assoluto del Day 1B: il giornalista con la passione per il Texas Hold’em ha chiuso il Day 2 con 349.500, quasi doppiando il secondo degli azzurri, quel Massimiliano Martinez (196.500) che tanto bene si è comportato nelle scorse WSOP.

Ancora in corsa anche Filippo Candio (167.500), Michele D’Aniello (150.000), Claudio Piceci (113.400), Maurizio Sepede (96.400) e Francesco De Martini (58.300). I nostri portabandiera non dovranno resistere molto per andare in the money, dato che l’uomo-bolla sarà il 121° eliminato. Ma la speranza, ovviamente, è quella di vedere un italiano trionfare per la seconda volta in una tappa dell’EPT.

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2011 ago 25

Secondo quanto pubblicato dal sito di poker americano Wicked Chops nella giornata di lunedì, il temutissimo Dipartimento di Giustizia americano potrebbe presto prendere delle decisioni destinate ad aggravare ancora di più la posizione di Full Tilt Poker mettendo a rischio anche l’ingresso di nuovi investitori ai vertici della sala.

Secondo voci dell’ultim’ora sembra infatti che il DoJ abbia intenzione di continuare le sue operazioni contro Full Tilt inserendo nel registro degli indagati altri nomi di spicco della sala nella speranza di riuscire ad imporre (almeno) il pagamento di una multa simile a quella che ha già attaccato il tesoretto finanziario di di PartyGaming e del suo co-fondatore e uomo d’affari indiano Anurag Dikshit.

I nuovi target del Dipartimento sembrano dunque essere gli shareholders della poker room, personaggi tra i quali emergono nomi di spicco della finanza e del poker professionistico come Phil Ivey ed Howard Lederer.

Gli Stati Uniti hanno già dal gruppo PartyGaming qualcosa come 450 milioni di dollari (300 milioni di dollari da Dikshit e  150 milioni da Party) come da accordi per riuscire ad evitare ulteriori azioni legali contro il gruppo e Mr. Dikshit.

 PartyGaming non è mai stato accusato di alcun illecito, ma ha cercato di prevenire ogni accusa per il suo futuro cercando di far dimenticare agli infaticabili del Dipartimento di Giustizia il suo aver offerto poker online negli Stati Uniti durante quel “periodo grigio” che tanto sta costando ai suoi diretti concorrenti. Una via simile a quella seguita da Party è stata scelta anche dalla sala Sportingbet che ha scelto di risolvere i propri problemi con il Dipartimento di Giustizia americano pagando una multa di molto inferiore a quella di Party Gaming.

Commentando il risultato della sua medizione, l’avvocato di Sportingbet Stuart Slotnick confessò di provare una certa euforia davanti al paragone tra le cifre pagate dalle sale, visto che ai 450 milioni sborsati da PartyGaming il suo cliente aveva risposto con una multa di “soli” 33 milioni di dollari.

Una questione miliardaria

A supportare le voci di una maxi multa in arrivo per Full Tilt Poker, è arrivato – sempre nella giornata di lunedì – un comunicato ufficiale della sala che ha annunciato il rallentamento delle trattative con i presunti investitori europei attesi da moltissimi come “salvatori” dell’ex gigante del poker.

Per capire il collegamento tra le due questioni, basta affidarsi a matematica e buonsenso tenendo bene a mente il precedente importantissimo rappresentato dalla multa pagata da Party Gaming.

Sfortunatamente per chi pensava di metter le mani su FTP, infatti, la possibilità di una multa/condono per le attività illecite della sala negli Stati Uniti potrebbe concretizzarsi in numeri dalla portata devastante, visto che la poker room ha offerto giochi di poker ai player americani per un numero di anni decisamente maggiore rispetto a quanto fatto da Party Poker.

E, se per caso la multa dovesse esser calcolata seguendo (anche) i profitti generati dalla sala durante le sue operazioni non legalmente consentite, allora i miliardi incassati da Full Tilt potrebbero trasformarsi nel più micidiale dei boomerang mai esistiti.

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2011 ago 24

Phil Galfond ha dato una batosta a Viktor “Isildur1″ Blom durante uno di quei fine settimana su PokerStars in grado di far passare a moltissimi la voglia di tornare a giocare ad un tavolo di poker.

Blom, che aveva dismostrato un buon stato di forma raccogliendo risultati positive nel corso della settimana, è stato come posseduto da un’irrefrenabile voglia di non lasciare il PC durante il fine settimana – cosa che lo ha portato a giocare un numero davvero impressionante di mani in meno di 72 ore: 7.300.

Il buon giorno (non) si vede dal mattino

Il fine settimana di fuoco di Isildur1 è incominciato nel migliore dei modi possibili, visto che il giovane player svedese è riuscito a registrare molto velocemente un utile di 500.000$ inanellando una vittoria dopo l’altra anche contro player di primissimo piano nel mondo dell’online come Jeans89 e Theo J. 

Purtroppo per il suo bankroll, però, il fine settimana di Isildur1 ha lentamente deviato dall’impressione del successo finendo per rivelarsi come uno dei più disastrosi della sia intera carriera dopo aver cominciato a raccogliere qualche piccola sconfitta contro1-ronnyr3 seguita dai colpi devastanti di Galfon che gioca su PokerStars con il nick MrSweets28 e contro il quale Blom si è impegnato in Heads Up di Pot Limit Omaha da 100$/200$. Non è la prima volta che Blom viene distrutto da Galfond e probabilmente non sarà neppure l’ultima, specialmente se si mette in conto la testardaggine del giovane svedese. La conclusione della sessione di gioco ha mostrato numeri impressionanti, visto che al termine dei giochi Isildur1 aveva ormai perso tutto il suo profitto andando in rosso di una cifra vincinissima ai 134.000$.

Il che, numeri alla mano, segna un downswing di 634.000 dollari in soli due giorni.

Attenzione a Galfond

Nel frattempo Galfond ha chiuso il suo fine settimana con un attivo di 452.000 dollari, somma che lo porta ad essere considerato di diritto tra i giocatori online più interessanti (e temibili) del momento.

Da quando ha deciso di trasferirsi in Canada per giocare su PokerStars, Galfond ha infatti già vinto oltre 1 milione di dollari  – il che porta di diritto a chiedersi se questo potrà essere abbastanza per far innamorare Galfond della terra canadese e convincerlo a restare lì, dimenticandosi il suo passato americano.

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2011 ago 23

Agincourt Gaming, un nuovo operatore nel settore del social-gaming, ha avviato una causa contro Zynga accusando la società della violazione di due suoi brevetti.

L’azienda, il cui sito offre un gioco su Facebook chiamato Pantheon, ha richiesto un risarcimento non quantificato insieme ad un’ingiunzione permanente contro Zynga, società che ormai da anni domina il settore dei giochi nei social networks.

Purtroppo al momento nessun organo di stampa è riuscito a mettersi in contatto con i rappresentanti di Zynga per ottenere un commento sulla questione.

Agincourt, che da tempo concentra le sue operazioni nel mondo del social-gaming, ha affermato di possedere “brevetti di primaria importanza registrati fin dal 1996 nelle aree che riguardano sia differenti processi nei giochi online basati sui crediti che i meccanismi che regolano l’attribuzione di premi negli stessi”

Secondo quanto scritto in una copia del reclamo presentato da Agincourt, l’azienda afferma che Farmville, Mafia Wars, FishVille e Zynga Poker – per nominare solo i più famosi tra i Zynga – opererebbero in aperta violazione dei suoi brevetti.

La causa è stata depositata presso la Corte Distrettuale del Delaware, negli Stati Uniti.

Nella denuncia, Agincourt osserva che Zynga ha visto una rapida crescita e che i giochi della società su Facebook hanno coinvolto oltre 270 milioni di utenti attivi al mese di giugno. “Eppure, la notevole crescita di Zynga non è stata guidata dal suo ingegno,” ha dichiarato Agincourt nella denuncia.

“Piuttosto, è stato ampiamente riportato che il modello di business Zynga è da tempo quello di copiare idee creative e progetti giocoralizzati da alter società, usando poi il proprio potere di mercato per sconfiggere i concorrenti – ideatori dei giochi. ​​Coerentemente con questa strategia di copia continua, Zynga ha violato anche i diritti di proprietà intellettuale di Agincourt Gaming “.

Per maggiori informazioni sul grande “successo”ottenuto dai prodotti di Zynga online, vi invitiamo a dare uno sguardo al nostro reportage esclusivo “Lo Scandalo del Poker su Facebook“. Siamo sicuri che lo troverete molto interessante.

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2011 ago 23

Secondo quanto dichiarato dalla commissione incaricata di trovare una possibile regolamentazione per il gioco del poker online, il Sud Africa starebbe guardando al sistema di poker legale italiano come  ad un modello da imitare per il bene (fiscale e normativo) del Paese.

Illustrando la sua visione sulla questione al termine della settimana passata, il presidente della commissione Mr. Stephen Louw ha spiegato ai membri del Parlamento sudafricano come, nonostante l’approccio proibizionista adottato negli ultimi anni da  Paesi come gli Stati Uniti e l’Australia, “il genio del gioco online sia già uscito dalla lampada” e per questo debba essere affrontato con le armi del realismo e non con quelle della demagogia.

Il caso AAMS fa scuola

La commissione ha dunque raccomandato al Parlamento di provare a seguire l’esperienza italiana e procedere con l’offerta di un numero limitato di licenze per gioco online seguite da un organo indipendente in gardo di verificare in ogni momento il rispetto delle regole imposte agli operatori licenziatari.

Se le scommesse dai telefoni cellulari sono attualmente permesse in Sud Africa grazie al Western Cape  Gambling Board, la speranza è quella di riuscire ad arrivare in tempi brevi alla creazione di una regolamentazione più ampia in grado di “stabilire un regime di licenze, consentire la registrazione on-line, consentire ai server di essere collocati ovunque ed, infine, regolamentare in pieno i settori del poker e delle scommesse online.”

Ai titolari di licenza sarebbe permesso di pubblicizzare i loro prodotti – anche se, per dovere di completezza, qui bisogna confessare come al momento si stiano discutendo quali limitazioni  porre alle eventuali attività pubblicitarie delle sale – , mentre la regolamentazione del rapporto con le banche e l’applicazione degli aspetti finanziari della normativa in arrivo è ancora oggetto di discussione in sede di Commissione.

Non c’è tempo da perdere (per il fisco)

Nel frattempo, tra pareri della Commissione sul Gioco ed attività del Parlamento, la Reserve Bank e le autorità finanziarie del Paese sarebbero ad un passo dalla conclusione di un piano che dovrebbe consentire il tracciamento delle operazioni bancarie legate al gioco online dei cittadini sudafricani, consentendo così al fisco nazionale di cominciare ad assaporare il dolce gusto della regolamentazione del poker online.

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2011 ago 19

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” diceva Fabrizio de Andrè. E se qualcosa potesse davvero nascere dal letame lasciato dal venerdì nero del poker americano, allora potremmo esser vicinissimi alla comparsa di uno dei più magnifici roseti della storia.

Tra speculazione, voci di corridoio e previsioni dettate dall’ottimismo sembra infatti che sli Stati Uniti vogliano provare a riprendere in mano il ruolo di leadership nel settore, dando una sterzata significativa al nuovo mondo del poker creato dall’intervento (a gamba tesa) del Dipartimento di Giustizia.

La legge arriva nel tempo di una Smemoranda

Secondo quanto dichiarato dal Senatore statunitense Harry Reid, l’approvazione di una legge dettagliata sul gioco online sarebbe ormai solo questione di tempo, visto che sembra sempre più impossibile resistere alle pressioni di tutti gli attori coinvolti nella faccenda.

Messa all’angolo dall’incessante attività delle lobby che difendono il poker, dalle sale che temono il collasso e che minacciano licenziamenti pericolosissimi per la già fragile economia americana ed interi Stati che non vogliono esser costretti a rinunciare ai soldi che il poker legale potrebbe portare nelle casse delle amministrazioni locali, la classe politica americana guarda oggi al poker ed al gioco online in generale con una punta di odio e quintali di impotenza davanti alla necessità di rendere legale ciò che si è provato a combattere per decenni.

Se poi è vero, come ha riportato ieri il New York Times che alcuni dei nemici storici del gioco online stanno cominciando a cambiare opinione e che un nuovo sistema normativo potrebbe (finalmente) permettere ai giocatori americani di divertirsi dal computer di casa, allora sembra doveroso dare uno sguardo a quello che succede nel mercato internazionale ed a movimenti (anche se, per ora, sarebbe meglio chiamarli soltanto voci) che potrebbero stare lentamente preparando un “nuovo ordine mondiale” del poker su internet.

Steve Wynn all’attacco di Bwin.Party

Riprendendo in mano una notizia comparsa solo due giorni fa sul britannico Independent Online non sembra un errore il tentativo di collegare l’evoluzione del poker americano con le voci di un possibile passaggio di consegne nella proprietà del colosso bwin-Party.

Secondo alcune voci arrivate da Londra sembra addirittura che le trattative per la cessione del gruppo bwin – Party (nato soltanto nel marzo scorso) siano già a buon punto e vedano il ruolo del “compratore” attribuito a Steve Wynn, magnate americano e fondatore della Wynn Resorts, una corporation a Stelle e Strisce che domina il mercato alberghiero e dei casinò grazie a strutture presenti in punti strategici del globo come Las vegas e Macao.

Il passaggio di bwin.Party nelle mani di Wynn sembra possibile e comprensibile sia considerata l’aggressività da sempre dimostrata dal magnate nel suo modo di fare affari, le sue amicizie “importanti” in grado di fornirgli certezze sulle prossime evoluzioni normative e l’accordo già siglato ad inizio anno tra la sua Wynn Resorts e la sala di PokerStars per una collaborazione strategica destinata – probabilmente – a giocare un ruolo ancora più importante nel prossimo futuro.

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2011 ago 18

Mentre Full Tilt Poker continua a lottare con problemi legati alle sue licenze ed ai depositi dei giocatori (un tempo) attivi nella sala, PokerStars ha fatto un altro passo avanti nal suo tentativo di recuperare quanto perduto nel corso del Venerdì nero assumendo l’ex Microsoft Alex Payne come nuovo capo del marketing della sala.

PokerStars ha annunciato l’arrivo di Payne con un comunicato rilasciato ieri mattina nel quale ha spiegato come l’ex pezzo grosso di Microsoft avrà la piena responsabilità di tutti gli aspetti del marketing della sala e sia stato “assoldato” da PokerStars dopo un’intenso tira e molla durato ben otto mesi.

Le sue responsabilità includeranno il rilancio del “marchio dell’azienda, la pubblicità, produzioni di programmazione tv e media buying, marketing on-line, mezzi di comunicazione sociale, rapporto con clienti e giocator ” – solo per citarne alcune. Payne si unisce PokerStars dopo 11 anni di rapporto con Microsoft,  che lo aveva recentemente promosso offrendogli la posizione di Drettore Vendite e Marketing per il motore di ricerca Microsoft Bing nel Regno Unito. “Sono felice di entrare a far parte di PokerStars,” ha detto Payne. “Sto entrando a far parte di una compagnia straordinaria, leader indiscusso della sua categoria con anche un grandepotenziale davanti a sé. “Inoltre, si tratta di un prodotto per il quale ho una grande passione personale”. Alcuni dei recenti successi di Payne alla Microsoft includono la creazione di uno standard statunitense per gli annunci on-line con Yahoo e AOL ed il lancio di Windows 7 in Europa. Prima di Microsoft, Payne ha trascorso dieci anni in agenzie di pubblicità tra cui OgilvyOne ed EHS Brann. PokerStars rimane il sito di poker online con più alto traffico al mondo grazie agli oltre 52.000 giocatori collegati alla sua piattaforma durante le ore di punta della sala – questo anche nonoste l’accesso alla poker room sia bloccato ai player degli Stati Uniti.

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2011 ago 17

Mentre il resto del mondo può permettersi di discutere di poker analizzando mani, risultati e promozioni delle sale, gli Stati Uniti post Black Friday continuano a soffrire il caos amministrativo tra legislatori che vorrebbero legalizzare il gioco online e controllori che ostacolano qualsiasi progresso normativo possibile.

Diventata di incredibile attualità, la questione americana del poker online si è mostrata nuda agli occhi del mondo dopo esser stata sbattutail 13 di agosto sulla prima pagina del New York Times, prestigioso quotidiano che ha impetosamente messo nero su bianco una farsa dai contorni tra il kafkiano ed il grottesco.

Ma Washington dice: “ Sono un sacco di soldi”

Se il Dipartimento di Giustizia Americano sembra essersi traformato con impressionante rapidità  in una vera roccaforte talebana anti-gioco, i responsabili delle amministrazioni locali Statunitensi sembrano capire l’importanza di un’apertura all’intero settore del gioco perchè, a quanto pare, il 2011 potrebbe non essere l’anno migliore per le guerre sui principi.

Un ottimo esempio di quanto appena affermato lo offre il Distretto di Columbia, quello che nasconde al suo interno l’esemplare Washington – città simbolo dell’impero americano.

Spinta alla disperazione dalla crisi mondiale, l’amministrazione del Distretto ha infatti deciso di provare seriamente a trovare nuovi modi per rasserenare il proprio bilancio finendo per mettere inevitabilmente gli occhi sul mercato del gioco, sia live che online.

Consapevoli di come migliaia di cittadini viaggino continuamente dal Columbia in direzione Maryland, Pennsylvania o West Virginia per riuscire a varcare (legalmente) le porte di una sala di casinò, gli amministratori hanno dunque pensato di poter aiutare le finanze pubbliche invertendo la tendenza e provando a legalizzare il gioco anche all’interno dei propri confini.

“Stiamo parlando di introiti per cifre come 9 milioni di dollari all’anno, per D.C. sono un sacco di soldi” ha dichiarato Buddy Roogow, direttore esecutivo delle Lotterie D.C. mentre spiegava come entro la fine dell’anno i cittadini dello Stato potrebbero finalmente essere autorizzati a giocare a poker legalmente “da Starbucks, ristoranti, bar, hotel o da casa.”

Soldi per costruire strade e ponti

Uno degli errori più comuni commessi dall’opinione pubblica quando si tratta di discutere l’importanza di una regolamentazione chiara sia del gioco online che di quello live è quello di sottostimare l’apporto che nuove tasse sul gioco possono portare alle casse dello Stato.

Se in Italia la questione è stata compresa con grande furbizia da AAMS che si è inventata un interessante sistema di licenze per il gioco online (non parliamo del disastro del poker e dei casinò live perchè non è questa la sede migliore per farlo), la cosa sembra essere arrivata finalmente anche dall’altra parte dell’Oceano visto che in molti iniziano a vedere il poker più per i suoi numeri che per il colore delle carte.

Verso la fine dell’anno scorso due Senatori della California hanno proposto due decreti per autorizzare il gioco via internet profetizzando l’arrivo di qualcosa tra 1.4 e 2 miliardi di dollari in tasse in dieci anni; ancora oggi non si sa se la proposta riuscirà ad essere approvata – anche se i suoi odds sembrano essere decisamente cambiati da quanto la Grande Crisi ha cominciato a toccare un po’ tutti.

“Abbiamo bisogno di soldi” ha detto molto chiaramente Matt Fitzegald, direttore legislativo di Michael Rush, Senatore del Massachusetts spiegando le ragioni di una proposta a firma Rush per legalizzare gli skill games nello Stato stesso.

Proteggere i cittadini dovrebbe essere un obbligo

Volendo dar retta a chi pensa che autorizzare il gioco per fare cassa sia immorale oppure comportamento non degno di uno Stato moderno, allora finiamo per scoprire che le cose non cambiano poi tanto.

Nello stato dell’Iowa, uno di quelli dove i soldi non mancano affatto, il primo sostenitore della legalizzazione del gioco è Jeff Danielson, membro del partito dei  Democratici che come lavoro fa il Presidente del Senato dello Stato.

“Moltissimi cittadini di questo dell’Iowa giocano senza sapere di fare qualcosa di illegale. Abbiamo bisogno di un ambiente regolamentato che offra protezione e sicurezza ai cittadini”.

Protezione e sicurezza che il Dipartimento di Giustizia ha pensato si potessero garantire ammanettando i capi di due o tre sale sa poker e terrorizzando i giocatori americani promettendo chissà quale punizione. Esattamente come solo i migliori Talebani avrebbero potuto immaginare.

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2011 ago 15

Fino ad ora, nessuno può avere nemmeno l’ombra di un dubbio, Facebook ha dominato il settore dei giochi sociali grazie all’impressionante numero di applicazioni e giochi sviluppate da società esterne  per gli iscritti del celebre social network.

A leggere quanto scritto da giganti del settore come Mashable o TechCrunch, però, la posizione di leadership indiscussa ed indiscutibile di Facebook potrebbe presto essere messa in pericolo dall’ascesa di Google+, il social network di Google che sta provando in tutti i modi a recuperare il terreno perduto rispetto a Facebook.

Facebook: il Regno del Poker Sociale

Chiunque abbia avuto occasione di passare dalle pagine di PokerListings prima di oggi, ha probabilmente già sentito parlare di poker sociale e conosce alla perfezione la nostra opinione riguardo al poker su Facebook.

Nato da un’idea sicuramente interessante, quella di permettere agli iscritti di numerosi social network di sfidare i propri contatti a vere e proprie partite di poker, quella del poker sui social network è stata una delle più clamorose promesse mancate degli ultimi anni.

Se Zynga è infatti riuscita a rendere il suo Texas Hold’Em graficamente molto simile alle poker room più famose, lo stesso non lo si può dire per aspetti ben più importanti come quello della sicurezza – campo nel quale la società produttrice di colossi come Farmville, CityVille e Mafia Wars vede da sempre uno dei suoi più micidiali talloni d’Achille.

Dopo aver fatto infuriare i suoi giocatori a causa di falle impressionanti nella piattaforma di gioco che hanno spesso portato all’azzeramento improvviso di interi bankroll, la società si è trovata anche al centro di uno scandalo denunciato dal New York Times secondo il quale Zynga avrebbe provato a capitalizzare i dati dei suoi player vendendoli a diverse società di marketing.

La Nascita del Poker su Google

Come prontamente riportato dalle colonne dedicate alla tecnologia del Time, il tentativo di sfondare nel mondo dei social network di Google si sarebbe appena mosso proprio in direzione dei giochi sociali provando a combattere Facebook nel più pericoloso dei modi: copiandolo.

Nel fine settimana appena trascorso, infatti, l’ormai conosciutissimo Google Più ha visto comparire una nuova icona nella parte alta delle pagine personali  -accanto a quella delle “Cerchie” per intenderci – tutta dedicata ai “Giochi”.

Una volta cliccato e dunque effettuato l’accesso alla sezione, gli iscritti al social network hanno dunque la possibilità di giocare a, pensate un po’, lo stesso Zynga Poker citato poco fa con la stessa interfaccia offerta su Facebook e – presumibilmente – gli stessi problemi.

In maniera un po’stupefacente il poker di Google si presenta come copia esatta di quello già conosciuto su Facebook rinunciando a portare una ventata di novità in un mondo che ne avrebbe decisamente bisogno. Sembra strano dirlo, ma l’impressione è quella di un’occasione persa da parte di Google. Non capita spesso, ma capita a tutti.

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