Le sensazioni a caldo sono sempre le migliori, perchè sono dettate da impulsi tanto vivi quanto intensi, ancora sfiorati dal ricordo della mano della vittoria o del momento chiave del torneo.
Note musicali soavi ed emozionanti accompagnano il fluttuare dei miei pensieri.
Il poker e l’Italian Pro League mi hanno concesso un’altra gioia che voglio provare a condividere con tutti attraverso le mie parole.
Innanzitutto devo dire che sono felice di aver potuto mettere in gioco le mie qualità al meglio grazie alla struttura altamente tecnica del torneo che dava un notevole margine di azione al tavolo.
Negli ultimi periodi forse qualche calo di concentrazione nei tornei con field numerico elevato ma anche la casualità (vedi la buona prova all’EPT di Vilamoura con overset al flop bruciato dal colore runner runner del rivale, ndr) non hanno portato ai risultati ambiti e desiderati con tutte le forze per chi, come me, ama il poker.
Nell’Italian Pro League, invece, ho condotto il gioco sin dal primo giorno con la convinzione e la tenacia giusta.
Onestamente ci tenevo a fare bene, dopo un periodo un po’ negativo, anche per chi ha fiducia in me, ovvero PokerStars.
Probabilmente la mano chiave è arrivata quando Gianni Giaroni da UTG+1 ha aperto a 225 sui bui 50-100 Io da middle position con K-J ho tribettato a 675 e subito dopo mi ha backforbettato uno straniero da hijack a 1325. Giaroni ha coperto e io non mi sono tirato indietro.
Al flop cascano J-6-4 rainbow, io e Giaroni lasciamo la parola al rivale che punta 3.800, uscendo decisamente forte. Giaroni passa e io analizzo la giocata. “Un giocatore pratico come sembra il rivale se esce così forte o è in bluff o ha un overpair” mi son detto, oltretutto se ha l’overpair tendenzialmente non esce così lungo perché statisticamente non può temere di essere sotto. Opto per il call a valutare sul turn in cui scende un 5 che apre una backdoor flush draw.
A questo punto il board dovrebbe mettere in allarme il giocatore con l’overpair che ora dovrebbe uscire davvero forte su un piatto di circa 12.000 chip. Invece il giocatore punta poco più di metà piatto (6.850 mi pare) e io decido di chiamare, notando un’incoerenza evidente tra la puntata al flop e quella al turn in base anche al board presente.
Al river casca un 9 che non chiude colore e dopo il mio check il rivale va in push istantaneo. Io entro in the tank e alla fine decido di essere coerente con la mia lettura tra flop e turn che portava più sul bluff del rivale. Chiamo e mi gioco il torneo pescandolo in bluff con Q-10 off.
Questa mano ha sicuramente avuto un impatto decisivo sul mio torneo, non solo per il raddoppio ma per la forza che ho acquisito al tavolo.
Poi, livello dopo livello, ora dopo ora, ho preso margine sui rivali sfruttando poi uno stack decisamente considerevole se rapportato ai blinds.
Il raggiungimento del Final Table televisivo è stato sicuramente l’obbiettivo minimo, ma arrivarci da chipleader mi ha dato la voglia e gli stimoli giusti per fare del mio meglio, sfoderando più di un’arma dal mio repertorio.
In questi tornei lo stile camaleontico è decisivo ai fini del risultato. Ormai non si può più parlare di gioco tight-aggressive o loose aggressive e via discorrendo, ma bisogna avere l’intelligenza e le capacità tecniche per adattarsi ai tavoli, agli stack, ai giocatori e alle fasi del torneo.
Il giocatore completo è colui che è in grado di affrontare qualsiasi rivale e situazione, sfruttando anche doti di trash talking che ti consentano di raccogliere tells, informazioni incredibilmente utili e basilari nell’ambito della sfida al tavolo.
Tutte queste qualità erano necessarie in un Final Table che vedeva la presenza di giocatori di tutto rispetto, tra cui l’amico Giacomo Loccarini che, oltre a essere un amico è un giocatore che stimo davvero molto per il suo stile di gioco aggressivo ma calibrato.
Alla fine di una lunga ma piacevole sfida mi sono trovato al testa a testa finale proprio con Giacomo. Entrambi partivamo con stack simili, entrambi ci tenevamo alla Picca, perché i giocatori sono così, legati al concetto decoubertiano più puro. Conta più un oggetto in ricordo di un momento di felicità sportiva che non un assegno che entrerà in banca.
Alla seconda mano siamo finiti subito ai resti inevitabilmente sul flop [9s] [4s] [6h]. Loccarini con [5s] [2s], io con [6s] [3s]. Turn e river non hanno portato mutamenti e praticamente così ho vinto la Picca.
Le emozioni sono uscite tutto in un colpo e il respiro mi si è fermato per un attimo al ricordo più importante.
Aspettavo da un po’ di tempo questo momento, una vittoria da poter dedicare a una persona a cui tengo particolarmente e il cui ricordo mi fa venire la pelle d’oca al solo pensiero.
Da qualche tempo ho perso un grande amico che mi ha insegnato tanto sul poker e sulla vita in generale, Danielone.
Amico tu non ci sei più, ma io ti porto nel cuore con me. Questa vittoria è per te!
Dario Minieri, Team Pro PokerStars
Continua a leggere su pokerstarsblog…